Credete davvero che il mondo sarà diverso?
- 14 apr 2020
- Tempo di lettura: 3 min

Superata l'emergenza covid-19 ci aspetta davvero un mondo nuovo? Rinchiusi nelle nostre abitazioni siamo portati a pensare che l'impatto del coronavirus sulle nostre abitudini e sul nostro modo di agire (oserei dire sul nostro stesso modo di concepire la vita) sarà tale da cambiare significativamente il mondo in cui viviamo. Sia chiaro, non tutti la pensano allo stesso modo; proprio oggi ho letto un'intervista a Francesco Guccini, il quale, ad esempio, non ritiene affatto che dopo il coronavirus saremo necessariamente persone migliori.
Sono tendenzialmente dell'idea che quella che abbiamo di fronte è un'opportunità - niente di più, niente di meno - e se lo vogliamo, potremo approfittarne per introdurre nella nostra vita dei cambiamenti, possibilmente positivi. Lo è al pari di qualsiasi evento che ci tocca e ci fa riflettere ed essendo l'emergenza covid-19 un evento di scala mondiale e con una durata e un impatto estremamente notevoli, sarà forse maggiormente in grado di farci riflettere e mettere in discussione.
Ma questo è ciò che può fare, non altro. Può metterci di fronte alle nostre scale di priorità e farcele vedere da una prospettiva nuova; può mettere in difficoltà la nostra capacità di reagire ai cambiamenti; può anche farci riflettere se cose fino a ieri ritenute indispensabili sono realmente tali, e tante altro... Come dicono i giovani, "tanta roba", vero?
Tuttavia, tutto ciò da solo non basta per essere necessariamente motivo di trasformazione. E non tanto (o non solo) perché, come afferma Francesco Guccini, l'uomo dimentica facilmente. Durante la mia attività di coach ho potuto verificare che per uscire dalle proprie zone di confort e introdurre cambiamenti significativi nelle abitudini c'è bisogno di un elemento senza il quale nulla accade: l'impegno volontario della persona.
Affinché dopo il momento di crisi non si cerchi di ricostruire esattamente la situazione di prima, e' necessario che noi desideriamo che ci sia qualcosa di diverso e che questo desiderio sia talmente forte da vincere la resistenza al cambiamento. Si tratterà di vincere la nostra partita interiore, l'"Inner game", come lo ha chiamato Tim Gallway. Sul campo, da un lato, il nostro desiderio di vivere una vita diversa, magari migliore, o forse di essere migliori. Dall'altro parte, la speranza e la comodità riprendere la nostra vita senza cambiare nulla, riportando tutto ciò che si può allo stato precedente.
La conclusione di questo discorso è del tutto individuale. Ciascuno di noi deciderà in modo autonomo se questa sarà l'occasione per imprimere un cambio di rotta alla propria vita e quale dovrà essere l'entità di questo cambiamento. A chi ritiene di voler riflettere sul proprio futuro do tre piccoli suggerimenti:
Immaginate il vostro futuro. Chiudete gli occhi e provate a descrivere ciò che vedete intorno a voi. Chi c'è al vostro fianco? Cosa fate e come vi fa sentire la situazione che immaginate? E soprattutto, quanto è desiderabile per voi quello che state immaginando?
Domandatevi a cosa, di quanto c'era finora, sareste disposti a rinunciare per realizzare quello che avete immaginato.
Chiedetevi cosa potreste fare oggi per iniziare a costruire il futuro che avete immaginato. Non qualcosa che altri dovrebbero fare per voi, ma cosa voi potete fare per voi stessi.
Oltre a questi tre piccoli spunti, concludo indicandovi un'opportunità per avviare in modo più strutturato la vostra. Visitate il sito ildono.coachfederation.it; troverete dei coach in grado di aiutarvi nella vostra riflessione. Scegliete quella o quello che vi ispira più fiducia e contattatelo per fare con lei o lui un mini percorso gratuito di tre sessioni. Ora avete il tempo per farlo, e sarà un bel viaggio dentro voi stessi.




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