7 domande per capire se siete un team.
- 5 mar 2020
- Tempo di lettura: 4 min
Aggiornamento: 4 lug 2024

Viviamo in una realtà piena di continui cambiamenti e la velocità con cui questo avviene è sempre maggiore. L'individuo da solo fatica a rispondere a questi cambiamenti e lavorare in squadra diventa sempre più un must per essere in grado di fronteggiare variabilità, incertezza, complessità e ambiguità.
Ma abbiamo veramente le idee chiare riguardo a cos'è un gruppo e cos'è un team (una squadra)? Siamo sinceri, forse anche perché 'fa fico' definirsi un team, talvolta non ci soffermiamo a valutare di che natura è veramente l'insieme di persone dentro cui operiamo.
Eppure la domanda non è oziosa. Un gruppo e un squadra hanno caratteristiche piuttosto diverse tra loro e possono essere funzionali ad esigenze e obiettivi altrettanto diversi.
Ritengo sia utile avere consapevolezza di dove stiamo operando per valutarne l'efficacia rispetto agli obiettivi che ci siamo posti. Per aiutarvi a riflettere sull'organismo sociale di cui fate parte, o che guidate, vi propongo 7 semplici domande. Spero che vi siano utili.
In quale misura siamo d'accordo su:
Domanda 1: Quali sono i nostri obiettivi?
Domanda 2: Quali sono le nostre priorità?
Uno degli elementi che viene comunemente indicato come fattore discriminante per l'esistenza di un team è l'avere un obiettivo comune. In generale non basta svolgere delle funzioni nello stesso contesto organizzativo. Per costituire un team è necessario che le persone condividano scopo, obiettivo di prestazione, e approccio.
Evidentemente non basta avere un obiettivi comuni per potersi definire una squadra ma senza dubbio la presenza di obiettivi è il primo elemento da cui partire.
Domanda 3: Quanto siamo dipendenti l'uno dall'altro per raggiungere i nostri obiettivi individuali?
Operando in un sistema sociale è altamente probabile che dipendiamo dagli altri per poter svolgere i nostri compiti. L'esempio più classico è una catena di montaggio, nella quale io non potrei assemblare un pezzo se qualcun altro prima non preparasse i componenti. Esiste un ulteriore livello di interdipendenza che va oltre il legame meccanico tra i compiti e fa riferimento a quella che lo psicologo Kurt Lewin ha definito interdipendenza del destino; la consapevolezza che il raggiungimento degli obiettivi personali individuali è collegato con l'appartenenza al team. All'interno di un team, questa interdipendenza costituisce un importante fattore di coesione.
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Domanda 4: Quanto siamo dipendenti l'uno dall'altro per raggiungere il nostro obiettivo collettivo?
Gli obiettivi di un team possono essere stati definiti dal team stesso o arrivare dall'esterno. Pensate a quello che succede nelle grandi organizzazioni. Indipendentemente da questo, possiamo parlare di team nella misura in cui il raggiungimento di questo obiettivo si lega al concetto di interdipendenza. Quanto siamo consapevoli del fatto che per realizzare il nostro progetto comune abbiamo bisogno delle competenze di ciascuno e che il risultato che possiamo produrre insieme non è semplicemente la somma dei singoli risultati?
Domanda 5: Quanto siamo adattabili nei nostri ruoli?
In una squadra i ruoli sono importanti. In un certo senso il team ha ragione di esistere in quanto in grado di realizzare cose che un individuo da solo difficilmente sarebbe in grado di fare. Tuttavia, nella logica di concorrere verso un obiettivo comune, ci è talvolta richiesto di modificare, adattare, i confini del ruolo per aiutare gli altri componenti a svolgere al meglio il loro in situazioni difficili.
Domanda 6: Ci sentiamo più un gruppo o un team?
Il senso di appartenenza è uno dei bisogni indicati da Abraham Maslow nella sua piramide dei fattori che influenzano
i comportamenti umani. Il senso di appartenenza è presente sia nei confronti di un gruppo quanto di una squadra.
Quando le persone iniziano a vedersi come una componente, pur sempre identitaria, integrata all'interno di un organismo che si muove con obiettivi, ruoli e regole ben precisi possiamo dire di essere in presenza di un team.
Domanda 7: Siamo disposti a mettere da parte le nostre priorità personali per gli obiettivi comuni del gruppo?
Ho fatto più volte menzione del fatto che in una squadra gli obiettivi collettivi diventano primari rispetto a quelli individuali. Ritengo che la vera cifra di questa affermazione stia nella disponibilità dell'individuo a sacrificare, seppure in misura parziale e/o per un tempo limitato, le proprie priorità in funzione del raggiungimento di uno scopo comune.
Mi rendo conto che questa affermazione possa far sorridere alcuni, soprattutto nella realtà italiana e in un momento storico in cui l'individualismo sembra avere il sopravvento sulla visione d'insieme. Tuttavia, non stiamo parlando di in una rinuncia idealistica ai propri obiettivi. Ci stiamo invece riferendo all'identificazione e alla concorrenza, nell'ambito della nostra appartenenza ad una squadra, dei nostri goal personali con quelli del team. In questo senso, mettere temporaneamente da parte le proprie priorità per 'il bene' del team
non diventa una rinuncia assoluta e definitiva. Dare priorità agli obiettivi della squadra significa in certo qual modo contribuire a realizzare i propri.
Conclusioni
C'è differenza tra un gruppo e una squadra e soprattutto non sono ugualmente efficaci nelle medesime situazioni. Avere consapevolezza di quanto i membri di quello che riteniamo essere un team ne facciano realmente parte può determinare l'efficacia del team stesso e quindi il suo successo.
La capacità di apprendere ed evolvere insieme è una delle caratteristiche di un team e queste mie righe vogliono essere il mio contributo. Mi piacerebbe conoscere la vostra opinione in merito e vi invito a lasciare un commento.





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